Radicati sul territorio

Un Pri unito su obiettivi politici e programmatici

di Francesco Nucara

Fa molto piacere che sulla decisione di un congresso a tesi, assunta unanimemente dalla Direzione Nazionale del partito, si sia aperto un dibattito libero, con posizioni talvolta contrapposte, ma in definitiva utile per un confronto congressuale che si prefigura molto interessante anche rispetto all’idea di allargare i confini di tale dibattito oltre il ristretto recinto dei tesserati repubblicani.

Oggi il PRI naviga tra marosi quasi tempestosi che frenano, ovviamente, quel poco o molto di capacità politica che potrebbe dispiegare nell’attuale confuso sistema italiano.

Non giova certamente in proposito la lacerazione del gruppo dirigente del partito che ai suoi massimi livelli ha dimostrato di coltivare, e speriamo sia finita, uno spettacolo poco dignitoso per un piccolo partito. Il PRI infatti allo stato, può contare solo su due deputati di fatto delegati o nominati, pensatela come vi pare, dalla Direzione Nazionale. La quale ha autorizzato il segretario nazionale a proporre i nomi al presidente del PDL, che con grande riconoscimento politico li ha posti come testa di lista sulle regioni dove poi furono eletti.

In tutte le regioni, per scelta degli organismi locali, il partito si era alleato con la coalizione che governa il Paese. Non poteva certamente aiutare l’invito rivolto da un nostro leader a votare per l’opposizione, poiché, a suo avviso, "se la sinistra avesse vinto le elezioni regionali il governo sarebbe caduto".

Azzardare posizioni senza conoscere quello che succede nel Paese quasi sempre porta ad amare delusioni

Noi sappiamo quanto sia difficile lo sforzo e cerchiamo di mantenere e rilanciare un partito di dimensioni nazionali. Il congresso ha anche questo obiettivo e nessuno si può permettere, davanti al nostro impegno, di pensare o di dire che il PRI è oramai ridotto ad essere un partito regionale.

Scusate se è cosa di poco conto avere riportato il PRI, nella sola Calabria e dopo quindici anni, in Consiglio Regionale e in Giunta.

Magari ci fossero 20 partiti regionali! E’ pur vero che 20 partiti regionali non avrebbero significazione di Partito Nazionale, ma quanto meno potremmo cominciare a ragionare con altre forze politiche, non solo con le idee (che peraltro alcuni repubblicani hanno confuse), ma anche con una forza elettorale pronta a scendere in campo per sostenere battaglie repubblicane.

Gli amici repubblicani, almeno quelli attuali, dovrebbero essere talmente esperti da poter distinguere la politologia dalla politica.

Visentini asseriva che le guerre, così come la politica, si devono preparare, e per poterle affrontare si ha bisogno di soldi e soldati.

Per adesso ai repubblicani mancano sia soldi che soldati.

Finiamola con le frequentazioni altisonanti e pensiamo a lavorare nel territorio come fecero altri prima di noi: innanzitutto Ugo La Malfa, ma anche Pacciardi, Giovanni Conti e persino Giovanni Spadolini, di così tanta e alta cultura.

Abbiamo speso una vita battendoci per le nostre idee: continuiamo a farlo sapendo che i nostri interessi personali sono solo miserie per le quali prima o poi bisogna pagare il conto.

Dovremo sostenere con vigore e passione la crescita e l’unità del partito, e se ci sono cellule cancerogene (politicamente parlando) sarà meglio usare il bisturi.

Come scrisse Tramarollo a proposito di Mazzini (Mazzini Ritorna), "Egli si scaglierebbe contro la ‘gente di mezzo intelletto, di mezza scienza e di mezzo cuore’", "contro i dottrinari" "che millantano dottrine e non l’hanno", contro "i moderati e fautori del giusto mezzo, cioè tentennanti sempre tra la virtù e il vizio, tra la verità e la menzogna".

Dobbiamo lavorare tutti insieme per affermare obiettivi politici e programmatici condivisi.

Le diatribe personali contano assai poco e si possono superare facilmente se si mira all’unità del PRI. Tutti dovranno fare un passo indietro per evitare una fine ingloriosa che nessuno auspica. A cominciare da chi scrive, se si riterrà necessario.